Kafka. Il mistero della legge by Fabrizio Di Marzio

Kafka. Il mistero della legge by Fabrizio Di Marzio

autore:Fabrizio Di Marzio [Marzio, Fabrizio Di]
La lingua: ita
Format: epub
editore: DONZELLI EDITORE


Il giudice non appare tranquillo né dignitoso. Apprendiamo da Leni che quello è il giudice che nella realtà lavora seduto sopra la coperta da cavalli; tutto in lui è vanità ed arroganza. Questi sentimenti negativi trasmodano facilmente nell’aggressività verso l’accusato. Il ritratto del giudice grasso e barbuto, su cui sta lavorando Titorelli quando K. lo incontra nella soffitta-studio, è simile. Il giudice siede sul trono in una posa che suggerisce un’ira a stento trattenuta; la dea giustizia raffigurata alle sue spalle ha sì gli occhi bendati, ma ha anche i piedi alati. Per desiderio del committente la figura deve simboleggiare sia la giustizia sia la vittoria. Come se il processo non avesse un arbitro ma un giocatore con tutte le carte in mano deciso a schiacciare l’avversario. Più che la dea della giustizia, sembra a K., il pittore ha raffigurato la dea della caccia. In questi quadri inquietanti il giudice è sempre in procinto di balzare addosso all’osservatore, né più né meno di come farebbe una belva che avvista la preda. Nemmeno un cacciatore, ma un uomo-lupo. Da quei ritratti ci osserva tutto ciò che ci auguriamo un giudice non sia. Eppure, non dissimilmente da Huld, quella gente alla prova dei fatti si fa brutalizzare da chi, come K., li critica e li disprezza. Nei quadri c’è solo vuota apparenza; nella realtà quell’apparenza lascia posto a uomini ridicoli e miserabili. Quei giudici non seguono il diritto, perciò non sono per davvero giudici ma vere e proprie canaglie. Eppure, contro queste apparenze, saremmo al cospetto di presunti giudici che non decidono niente. Dalla vicenda della prima udienza si ha l’impressione che nel tribunale nessuno sia protagonista di una iniziativa qualsiasi. La scomoda iniziativa è lasciata all’imputato, accolto se giunge, liberato quando decide di andarsene: poiché, ci tiene a sottolineare il cappellano delle carceri, il tribunale non vuole niente da nessuno. In quell’ufficio la presenza di veri giudici sarebbe fuori posto. Come per gli assassini che eseguiranno la sentenza, siamo di fronte a semplici attori dal viso impiastrato di cerone che indossano la maschera del giudice e si fanno immortalare in scene patetiche6.

Non dobbiamo trascurare che nel Processo incontriamo i giudici nei ritratti. L’unica eccezione è data dal giudice istruttore della prima udienza. Eppure, prima di essere giustiziato, K. si chiede: «Dov’era il giudice che non aveva mai visto? Dov’era l’alto tribunale che non aveva mai raggiunto?». Come alla fine comprende il nostro eroe, nemmeno quello della prima udienza è un giudice. Gli spiega la moglie dell’usciere del tribunale: «Lei dice che i funzionari sono pigri, non certo tutti, questo giudice istruttore in particolare non lo è, scrive moltissimo». Sembrerebbe allora che, secondo la donna, non si tratti di un giudice, ma di un funzionario. Il fatto che quel giudice sieda dietro un tavolinetto (come l’altro giudice descritto da Leni) si concilia con l’idea che sia un funzionario e non un giudice, perché la collocazione dietro a un piccolo e disadorno tavolo contrasterebbe con il ruolo. Sembra inoltre che i tavolini siano



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